Jabil: sindacati, 'azienda responsabile per licenziamenti'
La replica delle sigle dei metalmeccanici, 'prevalga buon senso'
Il giorno dopo l'avvio formale da parte della multinazionale Usa Jabil della procedura di licenziamento collettivo per i 413 lavoratori dello stabilimento di Marcianise (Caserta), i sindacati intervengono con una nota in cui respingono al mittente le accuse lanciate ieri dall'azienda di essere responsabili della situazione per non aver voluto accettare nei mesi scorsi, durante i tavoli ministeriali, la soluzione alternativa proposta da Jabil, che prevedeva il passaggio dei 413 dipendenti alla società Tme Engineering. "Durante il confronto in sede ministeriale - affermano i segretari provinciali casertani delle sigle dei metalmeccanici Fiom-Cgil, Fim-Cisl e Uilm - abbiamo fatto ogni sforzo per sollecitare un intervento istituzionale deciso, capace di garantire un territorio che ha già pagato un prezzo altissimo in termini produttivi e occupazionali. Purtroppo, non siamo stati ascoltati. Le lavoratrici e i lavoratori, segnati dalle precedenti reindustrializzazioni fallimentari — come nel caso di Softlab e Orefice, entrambe operazioni preconfezionate da Jabil — hanno espresso legittima sfiducia nei confronti di un progetto blindato con TME. Nemmeno l'ingresso di Invitalia nella newco, pur rappresentando una novità significativa, è bastato a rassicurare chi ha vissuto sulla propria pelle gli esiti drammatici delle precedenti esperienze". "È paradossale che Jabil accusi sindacati e lavoratori di una scelta che è stata dettata dalla sua stessa gestione, scaricandone tutte le conseguenze sul territorio. Jabil - proseguono i sindacalisti - non ha mai dimostrato un reale interesse a integrarsi nel tessuto industriale nazionale. La totale assenza di una strategia di lungo termine e di piani industriali credibili conferma un approccio esclusivamente orientato al business globale, lontano dalle esigenze produttive e occupazionali locali. Perché non si chiede conto dei numerosi piani industriali mai realizzati? Perché nessuno si interroga su come sia stato possibile finanziare con denaro, anche pubblico, progetti di ricollocazione palesemente improvvisati? Nonostante tutto, continuiamo a credere che la responsabilità e il buon senso possano prevalere, per il bene della collettività e della salvaguardia dell'occupazione. Abbiamo bisogno - concludono - di un vero attore industriale, capace di investire in progetti di innovazione e sviluppo sostenibile, per garantire un futuro solido e duraturo a questo territorio".
S.Daugherty--IP